Le possibilità offerte dalla fitodepurazione
La fitodepurazione è un sistema che sfrutta le piante per depurare acque reflue domestiche, agricole, di attività commerciali o industriali e ne permette il loro riutilizzo. Attività diverse producono reflui diversi con diversi carichi di inquinanti. Gli allevamenti suini ad esempio producono acque nere, mentre attività commerciali come la ristorazione o le lavanderie producono acque grigie.
La fitodepurazione tradizionale richiede spazio: le piante che solitamente si usano sono alte dai 2 ai 4 metri, come la canna palustre.
Le acque grigie prodotte da attività commerciali e domestiche di un’area urbana grazie a impianti di fitodepurazione si trasformerebbero quindi da scarto in risorsa.
Oltre alla funzione depurativa delle acque, un impianto di fitodepurazione a parete avrebbe molti vantaggi in un’area urbana: coibentazione degli edifici, mantenimento della biodiversità funzionale all’interno di un ambiente urbano antropizzato, eventualmente aspetto produttivo e non ultimo l’aspetto estetico.
I reflui solitamente hanno alta torbidità, sono ricchi di composti organici, hanno elevata salinità, e sono poveri di ossigeno. I processi degradativi delle macromolecole inquinanti sono favoriti dall’ossigeno trasportato dalle foglie delle piante alle radici che lo cedono poi in acqua.
Molto del lavoro di fitodepurazione viene in realtà svolto dai microrganismi che si insediano nelle radici delle piante ad esempio. La pianta depura direttamente assorbendo azoto e fosforo, facendo un lavoro di filtrazione con le radici e creando l’habitat per i microrganismi (cede sudati e altre sostanze organiche), ma è l’intero microecosistema che compie la depurazione.
Link alla fonte: ilbolive.unipd.it
